sabato 3 ottobre 2009

COWABUNGA!!!!!

La Sasch, azienda di proprietà del sindaco Cenni, delocalizza completamente la produzione, da Prato alla Cina. "E' una scelta ben precisa" spiega il sindaco "così i cinesi la smetteranno di venire qui a rubare il lavoro ai pratesi".
(E' fatto così, è spontaneo. Quando gli hanno chiesto cosa ne pensava del pericolo giallo, ha detto che è un grave pericolo, perché se poi arriva il rosso e uno è sempre sull'incrocio si rischia di fare un incidente)

Ad ogni modo, il sindaco riesce nell'impresa di ottenere promesse di finanziamenti, aiuti economici e risorse per la città da parte del governo centrale.
Di Pechino.

Gli assessori Silli e Milone litigano sulla questione immigrati. E' una questione di gusti: chi li preferisce al dente, chi ben cotti.

Taiti dice che nessuno rispetta l'ordinanza che vieta di sedersi sui monumenti. Milone è già pronto per oscurare i culi non a norma.

Dopo i marinai, sono arrivati in città i paracadutisti della Folgore, per pattugliare la città insieme a poliziotti e carabinieri. Mancano il motociclista e l'indiano e siamo pronti per i Village People.

Berlusconi dice che vorrebbe tornare a Prato. L'altra volta non aveva portato il Viagra.
(In realtà non tornerà: quando aveva chiesto a Cenni di trovargli una maiala per la notte, quello gli ha fatto portare una porchetta di venti chili in camera)

John Malkovic vuole investire nel tessile pratese, pensa che sia proprio una bella idea.
D'altra parte pensava la stessa cosa del recitare ne "Il tè nel deserto"

(questo post è un sentitissimo omaggio a Spinoza)

lunedì 21 settembre 2009

il 21 dicembre 2012, almeno prenderò l'ombrello...

E' il business più business del momento. I miei 40 anni culminano con la fine del calendario Maya, la sesta profezia degli Apache, la morte del primo papa nero, la vittoria come campione d'inverno della Fiorentina calcio. Succederà tutto ed il contrario di tutto. Tra esimi profeti, apocalittici, preannunziatori di divine punizioni, convivono i politici ed i sindaci tra gli altri. Il distretto presto morirà, oppure è già morto e perchè no Prato non deve morire. Ho trovato semplicemente 'incredibile' il movimento universale della città dell'estate scorsa... Prato non deve morire... E chi ti concede 'eternità' senza impegno e responsabilità? Pongo lei, come primo attuale cittadino, al centro della discussione. Nella famosa intervista alla Nazione premeva a sottolineare che avrebbe rimarcato ed avvantaggiato 'i pratesi' nella varie liste, più o meno pensabili... Ripeto.. E perchè? Io sono nato il 21 dicembre del 1972. Non ho mai pensato che qualcosa mi fosse dovuto, ma che tutto dovesse essere conquistato. Ho cambiato 3 posti di lavoro, un percorso che dalle pezze mi ha introdotto al gas metano passando per i pomodori pelati. Per venti, lunghi, anni il distretto ha venduto... 'merda'.... facendosela pagare per perle.... Oggi il testimone è passato ad altri, che se lo sono preso senza passare dal via. Basta di trogolare di made in Italy.... che cazzata... Invece di premiare coloro che intendono cambiare pagina... Lei passa al bieco populismo, attaccando (con distacco) 'i cinesi', proponendo ricette da leghista della più stucchevole specie.... Davvero... Evolva, dottor Cenni.... Passi alla ragionevolezza ed amor proprio (e nostro, grazie)

domenica 13 settembre 2009

Gran Theft Textile: Prato 80

Meravigliosi anni ottanta. Il cielo sopra Prato non era saturo di anidride carbonica, linda superficie fremente come leve di slot machine.
Si spacciavano soldi, nei meravigliosi anni 80 pratesi.
Elencare i partecipanti alla melassa, superfluo ed eccessivo. Ero bimbo bimbino. Mio padre accigliato sconcertato al traffico evidente che si diffondeva sotto la cupola del terrore del HIV.
Che tempi, dottor Cenni, vero? Quanto le mancheranno.... le sgassate in piazza del Duomo davanti al Brogi, appena macchiato dal nero più nero dei primi immigrati africani.
Niente maiale agrodolce o tanfo di olio bruciato.... in via Pistoiese si cantava l'inno della fortezza del distretto tessile più efficiente del mondo. L'infinita Manchester (altro che United!) del latino mediterraneo (seppur ad 80 km dal mare).

Si ricorda dottor Cenni, vero? Come era 'garoso' essere imprenditore senza licenza di denuncia del 730. Quante case versiliane frutto del lavoro nero di operai sorridenti come modelli della Mentadent... con il pronto soccorso ospedaliero indaffarato a rattoppare incidenti sul lavoro sempre più fantasiosi.... e si, dottor Cenni... che tempi.... ed ora... che mi combina... s'ostina ed osteggia chi fa oggi quello che lei compiva solo ieri? Cattivo dottor Cenni... così non si fa.... :D

giovedì 10 settembre 2009

la rava e la fava

parlar de 'la rava e la fava' è un tipico detto bustocco. Corrisponde più o meno al pratese italico 'parlare del più e del meno'. E del più o del meno, parliamo.
Lei dottor Cenni è sindaco della mia provincia da circa 3 mesi.
Si sta avvicinando (forse già superato) al tanto faticido centesimo giorno.
Vista la Sua estrema e notoria capacità nei giubilei... Avrei pensato ad un riedizione straordinaria del taglio del cocomero ferragostale.
L'estate sta finendo, il super autunno scioglie al solo mormorio gli italici animi, e perchè non anticipare al più presto defeliciano SUBITO! la riedizione storica del magnetico taglio del cocomero in piazza del Comune 2009?
Purtroppo, assentati i festeggiamenti, della sua sindaca presenza rimane appunto... la rava e la fava. Nella prima sua intervista rilasciata ai locali mezzi di informazione, ha risposto, senza offesa, a domande ravali con risposte favali. 'Sarò il sindaco di tutti'. Io sinceramente del sindaco generalista non so che farmene. Non abito nel suo comune e neanche l'avrei votata se fosse accaduto. Appartengo ai margini dell'attuale dibattito politico, un pò come i rhom, osteggiati per il fetore e messi in campi di recupero, anteposto che la soppressione fu dimenticata da Pericle nella sua definizione di democrazia.
Qualcosina ha fatto. Noleggiare due spenti fotomodelli difesi dal sangue di El-Alamein (così la faccio gongolare un pò...), offrire rosticciane ai ferri due giorni prima dell'apogeo, ricordarci che esiste una nazionalità asiatica definita Cina (ok, per lei sono tutti zozzi, ma va bene) che usurpa e distrugge l'idilliaco distretto tessile. Avrà capito che il riferimento ai bustocchi non è casuale. Busto Arsizio era il faro dell'arte manifatturiera del nord. Anche li, i cinesi hanno divorato tutto. Che ingrati... vero? Sa che le dico... Se battesse veramente il culo per terra... sarebbe giusto.... ma la giustizia non è un privilegio umano. La prossima volta, se l'incontrerò mai, le posso offrire un caffè? Sa, la rava e la fava.....

lunedì 31 agosto 2009

ARS GRATIA ARTIS


Un grazie al grande Pitoff.

lunedì 3 agosto 2009

Il mondo, dopo la fine del mondo

Enrico sospira, ogni volta, ogni singola volta in cui si trova davanti alla porta della sala consiliare.
Sospira, e china il capo chiudendo gli occhi. Ripensa al suo ufficio, le poltrone, le finestre luminose, il ficus da innaffiare la mattina, le piccole cose che amava tanto. Aveva una scrivania, un computer, e anche un bagno privato che poteva usare solo lui.
Poi riapre gli occhi, alza la testa e entra. Si siede in mezzo agli altri, e capisce di essere diventato solo un numero. Quando votano le mozioni il suo voto vale come quello degli altri, anzi, meno, perché ora è all'opposizione, perde sempre, vota e perde sempre, il suo voto non serve a nulla, e non capisce come mai. L'unica volta che ha vinto, è stato quando hanno votato per approvare i risultati delle elezioni, e hanno detto tutti si, e lui era felice che aveva vinto, almeno quella volta. Passano le ore, si parla e si parla e si parla, qualcuno legge una mozione, un altro fa una proposta di regolamento, poi si vota, e lui vota come quelli che perdono. Poi qualcuno fa un'interrogazione, l'assessore risponde, un altro interpella, e il presidente dice che, e poi si vota, e si vota, e si vota, e lui perde sempre. Non ce la fa più, vorrebbe bere qualcosa, uno spritz, un negroni, un gin tonic, si mette le mani tra i capelli ma si accorge che si sta spettinando, allora si ferma subito, ma ormai è tardi, ha le mani piene di gel.
La sera, quando finisce la seduta, raccoglie le sue poche cose e le infila in una cartellina. Quando era assessore gliele raccoglieva la segrataria, pensa. Esce, seguendo gli altri che ridono e scherzano, e non riesce a ridere, né a scherzare. Scende le scale, e ripensa al suo ascensore. Apre il portone del palazzo, e ripensa al suo portiere. Si avvia verso la fermata dell'autobus, e ripensa al suo posto auto riservato. E si ricorda di quando andava ad inaugurare le strade, i cantieri, le scuole, le macchinette del caffè, e aveva le forbici ufficiali da assessore per tagliare il nastro. Poi gli passa accanto qualcuno, e gli dice "ciao Enrico, ci vediamo al prossimo consiglio", e quando sente dire questo è come se gli mancasse il respiro, sente qualcosa di duro e metallico in gola, gli si velano gli occhi di pianto e deve appoggiarsi ad un muro, per non cadere a terra.
- Non ce la posso fare - dice, a mezza voce.
E allora, prima di tornare a casa, allunga un po' la strada, e rasentando i muri per non farsi riconoscere raggiunge il palazzo dell'assessorato che fu suo, prima della sconfitta. Si guarda attorno, si alza il colletto della giacca in misto lino e attraversa la strada. Adesso è davanti al portone, al suo portone. Nessuno lo vede, nessuno lo riconosce, nessuno ama gli sconfitti. Ma qui lui è stato importante, supplici venivano a chiedere la sua attenzione, e lui li ascoltava, e li aiutava. Ma poi qualcuno ha tradito, e le elezioni sono state una debacle, un inferno, la colpa è tua, no, è tua, tutti ad accusarsi, ma di chi era la colpa, di chi?
Anzi no, lui lo sa di chi è la colpa. Li vede, i due extracomunitari, con la coda dell'occhio, che camminano sull'altro marciapiede. E' colpa loro, di quelli come loro, che fanno come vogliono, non rispettano le regole del viver civile, non pagano le tasse, rubano, spacciano e ammazzano e si ubriacano e alla fine hanno fatto vincere la destra, e la lega.
Si volta verso di loro e grida, con tutte le sue forze:
- CINESI DI MERDA! E' TUTTA COLPA VOSTRA! BASTARDI!
Spaventati, i due senegalesi si allontanano.
Esausto da questo scoppio d'ira, si passa le mani nei cap(NO!, che sennò mi rovino l'acconciatura), si appoggia con le mani al muro del palazzo
E qui succede qualcosa.
Lo sente caldo, palpitante, morbido, il muro. Alza gli occhi, e quella finestra sembra un viso che gli sorride con nostalgia, sembra che dica "sei tornato", "mi sei mancato".
Allora Enrico sorride, passa un dito sulla parete con un tocco delicato, appoggia la guancia all'intonaco e sussurra:
- Anche tu, anche tu mi manchi.
E l'assessorato (è un'illusione? un sogno?) gli risponde:
- Enrico, da quando non ci sei più, tutto è più brutto.
- Non dire così.
- Il Caverni è cattivo, non ci sa fare. Lui è un'imprenditore, un padrone, dice che deve sempre lavorare. Non è come te. Tu avevi tempo per me. Mi amavi.
- E ti amo ancora.
- Quando torni?
- Presto. Te lo prometto. Presto.
E in silenzio, versa una lacrima.

lunedì 27 luglio 2009

G.I. Giò



Finalmente, è proprio il caso di dirlo. Finalmente i nostri ragazzi in tenuta mimetica, strenui difensori della decenza e del diritto, provvederanno a riportare il centro storico all’antico splendore. Finalmente nessun proprietario di immobili potrà affittare a prezzi stratosferici fregandosene di tutte le regole, finalmente tutti i commercianti emetteranno gli scontrini e finalmente vedremo riaprire tutti i cinema e rialzare tutte le saracinesche abbassate.

O no?

La parola alla Questura.