Ciao.
Tu forse credi di non conoscerci.
Ti chiedi: "di chi sono queste voci che mi echeggiano nella testa? Chi osa apostrofarmi in cotal maniera, ostendando alterygia e supponenza?".
Stupido, povero piccolo stupido elettore.
Tu ci conosci.
Quando la giunta Cenni è entrata in carica, tutti si sono stupiti. Tutti si sono chiesti (lo sappiamo, l'abbiamo capito dalle loro faccette perplesse) cosa saremmo stati in grado di fare noi, senza esperienza politica, senza gavetta ordinaria. Anche il nostro ospite se lo chiedeva, ingenuo. Si domandava "sarò in grado di sopportare lo stress di una poltrona da assessore? Quali sono i miei meriti? Questa mousse sarà scaduta?".
Povero, stupido piccolo povero assessore.
Noi siamo i baffi i Giorgio Silli.
Nel mascherone inguardabile ch'è 'l suo viso, noi siamo l'elemento che genera attenzione, il punctus di un paesaggio altrimenti piatto ed immobile sul quale lo sguardo mai si soffermerebbe. La cura che per anni ha maniacalmente posto nei nostri confronti non è, com'egli ingenuamente pensa, una sua trovata: siamo noi che desideriamo farci belli all'incontro con le masse.
Piccole, povere stupide piccole masse.
Un giorno ci destammo all'autocoscienza, acquistando in un attimo consapevolezza della nostra natura. Immobili, costretti al radicamento sulla faccia di uno qualsiasi, decidemmo d'un tratto che il nostro destino non sarebbe stato quello di diventare pelame sconosciuto, confuso nella massa tricotica dei poveracci che popolano questo mondo. No! Ben altro il nostro destino, alto, fulgido e glorioso. Saremmo diventati noi il motore immobile di questa massa di carne che chiamiamo ospite, lo avremmo diretto, guidato, indirizzato verso i palazzi del potere, per poter un giorno guardare voi, misera massa incolta e ignorante, e ridervi addosso con alterigia e compostezza. Ah!
Anche Licio, uno dei pochi che nostro pari consideriamo, capì ben presto la sottigliezza del nostro agire. Avemmo la sua benedizione, e brindò con noi il giorno della vittoria. "Cauti siate baffi" ci disse "e agite con circospezione. La prudenza è l'arte del potere, da conquistare con l'agire sottile. Cercate di mostrarvi concilianti, distensivi, propugnatori di pace".
Detto questo, posò il bourbon, alzo il fucile verso l'alto e gridò PULL!
Colpì il pachistano al primo colpo.
Ciao.
Tu forse credi di non conoscerci.
Ma ci conosci.
Siamo noi, che di te non sappiamo nulla.
Ma non ce ne importa niente.
mercoledì 29 settembre 2010
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